Don Chisciotte

 

«Note» sul Don Chisciotte

Viaggio musicale nel mondo di Cervantes

 

Errabonda e travagliata fu la vita di Miguel de Cervantes, quasi come quella del suo eroe Don Quijote, e perigliosa: a Lepanto ci rimise una mano, e fu già molto se non ci lasciò la vita. Poi cadde prigioniero dei Turchi e venne ridotto in schiavitù per cinque anni, durante i quali tentò di fuggire, ma fu tradito e dovette passare altrettanti mesi a pane e acqua nelle prigioni di Algeri. Quando finalmente fu riscattato dai fratelli se ne andò a Madrid, dove per qualche tempo conobbe una certa fortuna e sposò la diciottenne Catalina de Salazar y Vozmediano y Palacios. Ma la felicità durò poco e per necessità fu costretto a diventare esattore. A causa di un ammanco nei conti conoscerà di nuovo la prigione, poi, dopo aver scritto la prima parte del Don Chisciotte, qualcuno pubblicò una seconda parte sotto falso nome, costringendolo a finire a tappe forzate il vero Don Chisciotte. Poco dopo si spense, esausto e prostrato da una vita che lo aveva consumato anzitempo.

E davvero a leggere la sua biografia non si riesce a credere che abbia avuto il tempo e le forze per scrivere poesie, commedie, novelle e soprattutto un romanzo che è diventato un archetipo del pensiero moderno, con il suo personaggio eponimo impresso nella memoria anche di chi non ha avuto l’ardire di immergersi nella lettura di quel capolavoro, magari per  comprendere che la più lunga fuga dalla realtà di tutta la letteratura non è che uno specchio fedele di noi stessi: lancia in resta e pentola sul capo, anche il nostro mondo può trasformarsi in sogno, dove tutto è eroicamente possibile e la realtà si piega alla fantasia. Perché niente è più vero dei sogni.

Potevano dunque i musicisti sottrarsi al fascino di un anti-eroe che sovverte la realtà? Potevano resistere alla tentazione di emulare con i suoni quel sovvertimento, tanto più naturale per chi non è vincolato alle leggi ferree del linguaggio? Ovviamente no, e il programma di questo concerto ne è la prova. Da Ortiz a Telemann il viaggio musicale è un percorso che si snoda nella fantasiosa immaginazione di quel cavaliere senza macchia e senza paura che ha nome Don Chisciotte. E non è che un florilegio scelto fra più di cento composizioni che furono scritte ispirandosi a lui.

“O felici occhi miei” è il titolo del primo brano: e sono gli occhi di Don Chisciotte quando vede la sua dama Dulcinea, a cui dedicherà tutte le sue imprese più gloriose. L’Eroica è naturalmente una sonata a tre, ma è anche l’anima indomita del più coraggioso fra i cavalieri erranti, che per conquistare fama e gloria eterne non esita ad affrontare immaginari avversari, valorosi e numerosi. Fra questi non poteva mancare nemmeno il diavolo in persona, con il suo seguito di demoni, che sotto le più disparate forme si materializza nella fantasia di Don Chisciotte. È il napoletano, ma spagnolo di adozione, Falconieri a musicare una scena “infernale” in cui sono gli dei inferi stessi a dare battaglia: naturalmente Don Chisciotte li attenderà a piè fermo.

Davvero errante questo cavaliere, che l’italiano Conti ha immortalato a Vienna nel 1719 con la sua musica, quando sconfinò nella Sierra Morena: «Di quello che accadde al famoso don Chisciotte in Sierra Morena, che fu una delle più straordinarie avventure che si raccontano in questa vera storia”, è il titolo di un capitolo del romanzo, ed è qui che il nostro eroe proclama a Sancho Panza: «Tu devi sapere che tutti o la maggior parte almeno dei cavalieri erranti del passato erano grandi poeti e grandi musicisti». Ben detto, aggiungiamo noi.

Un cavaliere errante, dunque, e quindi stravagante, perché l’aggettivo ha nella sua radice il vagare e nel prefisso l’idea della diversione, dell’andare fuori, oltre, per prendere strade diverse da quelle solitamente battute dalla ragione; proprio come faceva Don Chisciotte. E come fa Vivaldi quando scrive i concerti che intitola La Stravaganza: parola che per lui significa il «libero corso della fantasia inventiva» – scrive un musicologo illustre – «del virtuosismo, dell’ingegno soggettivo, della bizzarria e dell’eccentricità»: insomma, gli stessi connotati del hidalgo della Mancia trasposti in musica. Imprevedibile e umorale infatti è lo spirito di questi concerti, come imprevedibili furono le imprese di Don Chisciotte e umorale il suo temperamento, sempre pronto alla battaglia o alla conciliazione, all’invettiva o al conforto.

Non potè sottrarsi al fascino dell’irrazionale nemmeno l’austera e luterana Germania del Kapellmeister Telemann, che ha voluto dedicare una fantasiosa suite all’eroe cervantino, scandita nella successione dei movimenti dagli episodi più celebri del romanzo: dai sospiri amorosi per Dulcinea allo scontro con i mulini a vento, dal galoppo del suo fido destriero Ronzinante, allo sberleffo di Sancio Panza, per concludersi con l’immagine di Don Chisciotte addormentato, che pare aver riacquistato la ragione: ma forse sta sognando nuove imprese, nuovi combattimenti, e certamente al suo risveglio ci inviterà a seguirlo nelle sue avventure.

A cominciare da quelle musicali.

 


D. ORTIZ, Recercada premiera y secunda sobre O felici occhi miei

A. FALCONIERI, Sonata a tre L’Eroica

A. FALCONIERI, Battalla de Barabaso yerno de Satanas, a due violini, basso e basso continuo

F. B. CONTI, Ballo de Pagallieri dal Don Chisciotte in Sierra Morena

A. VIVALDI, Concerto in la minore dalla Stravaganza

G. PH. TELEMANN, Burlesque de Quixotte  TWV 55:G10

 

 

 

 

 

 

 

 

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